1970. Siamo a Torrematta, in una terra quasi brulla e decadente, dove gli unici abitanti sono dei ragazzini, che ricordano i bimbi sperduti di Peter Pan. Non ci sono adulti, non ci sono regole o forse sì, una sola: combattere ogni estate la guerra tra i ricchi e cafoni.
Assistiamo a dei veri schieramenti e come in tutte le bande ci sono dei capi: da una parte Francisco Marinho e dall’altra il re dei cafoni, Scaleno. I registi Davide Barletti e Lorenzo Conte mettono in pratica una reintroduzione dell’ “Ancien Régime”, ossia un ordinamento sociale tra ceti, istituito dalla nascita e lo si evince sin dal prologo del film, quando c’è una disquisizione che terminerà con il sangue di un cafone per mano di un Conte (Claudio Santamaria).
Da una parte, i ricchi e colti, dall’altra, i cafoni che parlano tra di loro soltanto in forma vernacolare. Nonostante questa distinzione sia chiara ad ambedue le bande, accade che, come Giulietta Capuleti con Romeo Montecchi, Francisco si innamora di una cafona, Mela.
Questo è soltanto uno dei fattori che andrà a mettere in discussione “la Guerra dei Cafoni”, ma ancora più determinante sarà la figura di ‘Cuggino’, un parente dei cafoni, che intende sgangherare le regole del gioco delle due brigate, introducendo la malavita organizzata e mandando in fumo quello che probabilmente era soltanto una divertissement tra ragazzini.
Una favola polverosa di bimbi sperduti che nella loro anarchia trovano un modo trascorre un’estate. (Trailer)