So chi siete, ma so che in realtà non siete nulla. Da quello che mostrate non siete, mostrate di voi il vostro non-essere, un’essenza inesistente di vite vissute. Vissute sì, ma non da voi. Persone vuote, vuote di vostro, vuote di pensiero e di contenuto… ecco cosa siete, tristi identità inesistenti!
Dopo questo mio breve e folle pensiero, vorrei introdurvi ad uno degli argomenti che da troppo tempo intendevo voler trattare qui sul blog. Discutere, capire e scendere negli abissi più profondi della mente, in quel mondo attraverso cui conduciamo noi stessi per ‘apparire’ e spingerci in quella che definirei accettazione sociale.
Il singolo caso da trattare è Instagram, quel social di condivisione foto e momenti come espressione di spontaneità e ricettore di emozioni ricambiate. Spesso capita di immergersi in ‘false esistenze’ nascoste dietro foto editoriali, da voi poi d’autore definite.
Sempre vero è che alcuni scatti son fonte d’ispirazione, anch’io credo nella bellezza, anch’io credo che ci siano cose che debbano essere divulgate e poi condivise. Ma ciò non mi ha mai portato a definire ‘MIA’ una proprietà che di proprietario ne ha già uno tutto suo.
Non esiste cosa più autentica e bella del poter definire un qualcosa ‘nostro’, sinceramente, emotivamente e sentimentalmente ‘nostro’. Senza alcun inganno.
Vorrei tanto che un giorno anche il mondo dei social fosse più autentico. Vorrei anchio poter mostrare nelle mie foto quello che al di fuori del riquadro solo i miei occhi son in grado di vedere.